Per me ormai è cosa abbastanza comune fare dei parallelismi tra il mondo del pallone, quello del gioco del calcio per intenderci, che poi tanto gioco non è, e quello della vita reale, del quotidiano, di quella parte di esistenza da cui ogni tanto usciamo per un paio d’ore, per provare emozioni diverse. La domanda che questa volta mi viene in mente è: perché ancora lo facciamo? Si proprio questa, perché dopo tutte le schifezze che ci sono state, e che ancora ci sono purtroppo, ci ostiniamo a far finta che in quelle due ore possa accadere di tutto, anche come dovrebbe accadere nello sport ma soprattutto nel calcio, che qualche volta quello sfavorito possa anche ribaltare i pronostici e vincere, perché magari i favoriti sono stanchi, o meno organizzati del solito, oppure semplicemente perché sono incappati in una giornata storta. Ma niente, almeno qui da noi questo non accade più e non accade più da diversi anni ormai, credo troppi. Questo perché il nostro è sempre stato un paese di Vassalli i quali, se in passato in cambio del più assoluto servilismo ricevevano dai ricchi sovrani incarichi amministrati e appezzamenti di terreno, giurandogli obbedienza e fedeltà, al giorno d’oggi ricevono denaro, avanzamenti di carriera, e cariche in posti strategici, senza la necessità di prestare alcun giuramento. Basta andare su un campo di calcio, in parlamento, oppure ai vertici di un’importante azienda e operare come vuole il “sovrano”, danneggiando senza scrupoli chi magari faticosamente ha lottato, lotta e continuerà a lottare per ottenere un riconoscimento che non arriverà mai. Non arriverà mai grazie al Vassallo di turno.